Spesso il male di vivere ho evitato,
era il libro lasciato cadere a metà,
la TV ammirata e desiderata,
il pc con il file not found:
mi sono nascosto
nel divano di una serata ubriaca,
nel letto di una persona non voluta,
nel bicchiere riempito con disgusto.
Spesso sono scappato, immerso nel vortice di sensazioni,
breaking news da ogni angolo del cosmo:
volevo annullare il mio corpo,
respirare con polmoni eschimesi,
vedere con occhi africani,
pensare con mente ebrea,
amare con cuore arabo,
muovermi con gambe europee,
usare mani americane, ma intanto sfuggivo
a ciò che mi era terribilmente vicino,
che potevo toccare con quelle mie mani,
da me ignorate.
Spesso ne sono uscito, intontito,
impastato, quasi impedito nei movimenti:
il mondo mi aveva lasciato,
e rimasto solo il nulla mi aspettava,
sicuro e impassibile, unico dio, unico signore.
Bene non seppi, fuor dalla scoperta
che schiude l’umana ironia:
era il libro aperto, il sorriso del perdono,
il verde dell’amore.
venerdì 18 luglio 2008
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