Gioco di mano.
Aspetto in questa casa che non conosco, seduto su questa sedia appartenente a chissà chi, circondato da mobili che hanno visto le usuali azioni quotidiane di qualche famiglia borghese, ora maciullata dalla storia.
Aspetto paziente, non ho fretta: il freddo, la paura, la fame lavorano per me. Quella gente si demoralizza in fretta; ragionano con l’istinto e con la pancia, come bestie, non con la testa ed inevitabilmente cadono nelle nostre mani.
Aspetto; l’indirizzo, l’indirizzo di quest’appartamento nella zona più vecchia della città è stato sussurrato, scritto, chissà quante volte, mai dimenticato e mai urlato fra le torture, ma lo abbiamo avuto per caso, era fra le carte, forse occultato forse ignorato, di uno di quelli che abbiamo ucciso, massacrato. Non sapevamo cosa potesse significare. L’abbiamo sorvegliato, un viavai continuo di gente, di quella gente sparuta, smagrita, bestie con giacche e cappotti, pieni di toppe; siamo entrati, un’irruzione in grande stile, ma la coppia, elegante, forse colta, ci sono libri che non ho mai sentito, libri proibiti, forse li dovrò bruciare, si è buttata giù. Hanno lasciato scritto” Non ci avrete mai come volete voi” Come se a noi interessassero loro due! No, noi vogliamo gli altri, quelli che hanno nascosto, nutrito, per cui hanno mentito, che quando non avranno più niente da perdere verranno qui.
Me li immagino: suoneranno flebile, guardandosi intorno, timorosi di se stessi, aprirò, sorriderò li offrirò da bere, li farò parlare, mi fingerò loro amico, loro pari, loro complice, anche se mi fanno ribrezzo, e parleranno, senza rendersene conto, intere famiglie, interi gruppi saranno condannati dai loro stessi amici! Poi dopo che avranno parlato, gli offrirò di nuovo da bere, ma questa volta ci sarà qualcosa nel liquore o nel vino, ed in tre secondi stramazzeranno come topi, ora le nuove regole impongono così, niente più eliminazioni di massa, fucilazioni all’alba, a rompere la nebbia, meno prove ci saranno meglio è, non si sa mai se loro prendessero il sopravvento cosa potrebbe accadere…
E dopo che la voce, inevitabilmente si sarà sparsa, cambierò incarico.. Mi promuoveranno? Vorrei avere un ruolo più importante dirigere una di quelle prigioni per quei cani, avrei molte idee innovative per sfruttarli fino in fondo e se faccio bene questo lavoro, per me è solo una questione di promozione, in fondo sono un burocrate, un burocrate della morte.
Aspetto sotto questa casa che non conosco, in questo portone che immette a qualche lussuoso appartamento; la casa non sembra sorvegliata, è vero che si sono sparse strani voci, ma sento freddo, fame: il freddo mi assidera il cervello, ragiono solo con la pancia, mi hanno ridotto a questo…fuggo da tre anni, da uno non mi lavo, e l’odore che sottende tutti gli altri è quello della paura a volte inconsistente, a volte, a tradimento, assai aspro, da un anno non parlo con un amico in un caffè, da tre o quattro mesi non leggo un giornale, dormo in un letto, faccio l’amore….io non esisto! Se non esistessi! Potrei entrare in quell’appartamento, vedere chi c’è, decidere se fidarmi o no di loro…ma cosa cavolo sto pensando, piuttosto devo salire o no? Mi ricordo, un tempo ero bravo con le mani, facevo dei bei giochetti di prestigio, ogni tipi di scherzi, gli amici, ridevano e le donne erano conquistate, ma ora, ora mi sono rimasti due pezzetti d’ossa, non stringono quasi più…ma cazzo, basta fantasticare, sali, sali..va bene salgo, busso, ma dovrò poi veramente bussare, per me questo semplice movimento, che ho fatto sempre senza riflettere, senza rendermi conto di cosa significasse, è questione di vita o di morte…
“Ma guarda cosa è successo? Quell’idiota di Carlo è stato ucciso mentre seguiva quel caso così importante” “Ucciso, come? “ “non sappiamo come sia avvenuto: lo abbiamo trovato disteso, morto, ha preso del veleno, sembra si sia ucciso, ma perché, e poi la casa era aperta, tracce di un’altra persona.. un mistero. Comunque era un imbecille, pensava solo alla carriera, mi poteva fare ombra…ora basta parlare di lui, dobbiamo organizzare quell’ irruzione.. Dunque voi entrate di qua con i lacrimogeni, noi intanto…
No, l’ho ucciso, ma l’ho ucciso io? C’era qualcosa nel bicchiere per me oppure ..?
Il tipo era simpatico, anche se mi pareva falso….parlava, faceva domande: all’inizio, ero stringato, poi gli ho risposto, dovevo pur dirgli qualcosa. Lui parlava e si mostrava partecipe, ma secondo me era distante, forse un po’ ostile poi ha versato l’ennesimo bicchierino, e per un attimo in quell’atmosfera che non era accogliente, ma almeno non gelida, come ero ormai abituato, mi sono sentito ritornare quello di un tempo, e in un secondo, mentre si voltava a posare la bottiglia vuota ho invertito i bicchieri, saranno state le mani finalmente riscaldate, o non so che, ma non se ne è accorto, l’ha preso ridendo di gusto ed un secondo dopo rideva nello Stige: non ci volevo credere, l’ho scosso, ho urlato, e la mia voce mi sembrava risuonasse, dopo anni di sibili e sussurri, poi ho avuto paura, paura come se non avessi mai visto un morto…e sono uscito, sono scappato ed ora sono qui più solo di prima…..per me ogni scelta, la scelta di un singolo passo, di un passo che mi porta da uno dei loro, o da uno dei nostri è sempre una questione si sopravvivenza…
Aspetto in questa casa che non conosco, seduto su questa sedia appartenente a chissà chi, circondato da mobili che hanno visto le usuali azioni quotidiane di qualche famiglia borghese, ora maciullata dalla storia.
Aspetto paziente, non ho fretta: il freddo, la paura, la fame lavorano per me. Quella gente si demoralizza in fretta; ragionano con l’istinto e con la pancia, come bestie, non con la testa ed inevitabilmente cadono nelle nostre mani.
Aspetto; l’indirizzo, l’indirizzo di quest’appartamento nella zona più vecchia della città è stato sussurrato, scritto, chissà quante volte, mai dimenticato e mai urlato fra le torture, ma lo abbiamo avuto per caso, era fra le carte, forse occultato forse ignorato, di uno di quelli che abbiamo ucciso, massacrato. Non sapevamo cosa potesse significare. L’abbiamo sorvegliato, un viavai continuo di gente, di quella gente sparuta, smagrita, bestie con giacche e cappotti, pieni di toppe; siamo entrati, un’irruzione in grande stile, ma la coppia, elegante, forse colta, ci sono libri che non ho mai sentito, libri proibiti, forse li dovrò bruciare, si è buttata giù. Hanno lasciato scritto” Non ci avrete mai come volete voi” Come se a noi interessassero loro due! No, noi vogliamo gli altri, quelli che hanno nascosto, nutrito, per cui hanno mentito, che quando non avranno più niente da perdere verranno qui.
Me li immagino: suoneranno flebile, guardandosi intorno, timorosi di se stessi, aprirò, sorriderò li offrirò da bere, li farò parlare, mi fingerò loro amico, loro pari, loro complice, anche se mi fanno ribrezzo, e parleranno, senza rendersene conto, intere famiglie, interi gruppi saranno condannati dai loro stessi amici! Poi dopo che avranno parlato, gli offrirò di nuovo da bere, ma questa volta ci sarà qualcosa nel liquore o nel vino, ed in tre secondi stramazzeranno come topi, ora le nuove regole impongono così, niente più eliminazioni di massa, fucilazioni all’alba, a rompere la nebbia, meno prove ci saranno meglio è, non si sa mai se loro prendessero il sopravvento cosa potrebbe accadere…
E dopo che la voce, inevitabilmente si sarà sparsa, cambierò incarico.. Mi promuoveranno? Vorrei avere un ruolo più importante dirigere una di quelle prigioni per quei cani, avrei molte idee innovative per sfruttarli fino in fondo e se faccio bene questo lavoro, per me è solo una questione di promozione, in fondo sono un burocrate, un burocrate della morte.
Aspetto sotto questa casa che non conosco, in questo portone che immette a qualche lussuoso appartamento; la casa non sembra sorvegliata, è vero che si sono sparse strani voci, ma sento freddo, fame: il freddo mi assidera il cervello, ragiono solo con la pancia, mi hanno ridotto a questo…fuggo da tre anni, da uno non mi lavo, e l’odore che sottende tutti gli altri è quello della paura a volte inconsistente, a volte, a tradimento, assai aspro, da un anno non parlo con un amico in un caffè, da tre o quattro mesi non leggo un giornale, dormo in un letto, faccio l’amore….io non esisto! Se non esistessi! Potrei entrare in quell’appartamento, vedere chi c’è, decidere se fidarmi o no di loro…ma cosa cavolo sto pensando, piuttosto devo salire o no? Mi ricordo, un tempo ero bravo con le mani, facevo dei bei giochetti di prestigio, ogni tipi di scherzi, gli amici, ridevano e le donne erano conquistate, ma ora, ora mi sono rimasti due pezzetti d’ossa, non stringono quasi più…ma cazzo, basta fantasticare, sali, sali..va bene salgo, busso, ma dovrò poi veramente bussare, per me questo semplice movimento, che ho fatto sempre senza riflettere, senza rendermi conto di cosa significasse, è questione di vita o di morte…
“Ma guarda cosa è successo? Quell’idiota di Carlo è stato ucciso mentre seguiva quel caso così importante” “Ucciso, come? “ “non sappiamo come sia avvenuto: lo abbiamo trovato disteso, morto, ha preso del veleno, sembra si sia ucciso, ma perché, e poi la casa era aperta, tracce di un’altra persona.. un mistero. Comunque era un imbecille, pensava solo alla carriera, mi poteva fare ombra…ora basta parlare di lui, dobbiamo organizzare quell’ irruzione.. Dunque voi entrate di qua con i lacrimogeni, noi intanto…
No, l’ho ucciso, ma l’ho ucciso io? C’era qualcosa nel bicchiere per me oppure ..?
Il tipo era simpatico, anche se mi pareva falso….parlava, faceva domande: all’inizio, ero stringato, poi gli ho risposto, dovevo pur dirgli qualcosa. Lui parlava e si mostrava partecipe, ma secondo me era distante, forse un po’ ostile poi ha versato l’ennesimo bicchierino, e per un attimo in quell’atmosfera che non era accogliente, ma almeno non gelida, come ero ormai abituato, mi sono sentito ritornare quello di un tempo, e in un secondo, mentre si voltava a posare la bottiglia vuota ho invertito i bicchieri, saranno state le mani finalmente riscaldate, o non so che, ma non se ne è accorto, l’ha preso ridendo di gusto ed un secondo dopo rideva nello Stige: non ci volevo credere, l’ho scosso, ho urlato, e la mia voce mi sembrava risuonasse, dopo anni di sibili e sussurri, poi ho avuto paura, paura come se non avessi mai visto un morto…e sono uscito, sono scappato ed ora sono qui più solo di prima…..per me ogni scelta, la scelta di un singolo passo, di un passo che mi porta da uno dei loro, o da uno dei nostri è sempre una questione si sopravvivenza…
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