sabato 28 marzo 2009

In città.

L'aria ustionante che il pulman spinge davanti a sè
insegue il ragazzo in bici,
il bufalo inferocito del motore si avvicina,

sembra volerlo strattonare, gettare a terra,
poi l'effetto doppler fa valere la sua legge,

e si allontana, mansueto:
senza pausa le iene delle macchine lo inseguono affamate,
spaventano nervose il ritmo del pedalare,

scattano mordenti al cambiare del semaforo:
poi l'ombra di una strada laterale, l'immagine periferica di pedoni innocui,
l'ultimo scampanellio a salutare gli amici:
la ferocia del sole è ora lontana, si mescolano risate ed affetti,
ma il richiamo della strada lo attende sicuro,

con le fauci pigramente spalancate.

giovedì 26 marzo 2009

Tempi di crisi.

"I pensieri rivolti a quella casa, quella grande e solida casa, immersa nel suo quadrato verde, rimbalzavano fra loro: vi erano quelli frettolosi rivolti dalla gente che passava, per cui era solo un punto fermo del paesaggio, quelli aggrottati dei vecchi se vedevano l'erba da tagliare o la vernice del cancello un pò scrostata. A questi si aggiungevano quelli dei bimbi che vedevano solo giochi e corse, mentre le mascelle rasate dei loro padri ne valutano il valore e la posizione, scuotendosi in sorrisi di approvazione o di diniego. Dalle borsette, invece, le loro madri estraevano trilli di " che tesoro di casa, che meraviglia" o fazzoletti di preoccupazione" troppo grande, troppe stanze da pulire"".

La donna, sorridendo, rimise a posto il quaderno che aveva trovato nelle stanza del figlio e si affacciò alla finestra. Le era sempre piaciuto il contatto col vetro: quella sensazione così netta di separazione, di ordine: fuori il mondo, che in quella sera tremolante di fine novembre le appariva come non mai un insieme di casualità impossibili da governare, dentro la sua casa, la sua famiglia. Per un attimo corrugò la fronte, pensando a suo marito che era ancora là fuori: lo vide come le appariva da un pò, non più il cavaliere vincente della sua fanciullezza, ma un uomo sempre un pò più stanco.Era come, era come, e sorrise: era come quel lampione là in fondo; sotto c'era sempre il loro amore, le lore risate, ma come rarefatte, come soffuse, filtrate da una serie di rammarichi, occasioni perse, giorni in cui ci si doveva divertire ma si era finito per litigare.Poi la crisi, le voci: le cene con i loro amici, con i suoi colleghi erano sempre meno divertenti, sembravano un insieme di complici che si spiavano a vicenda, senza nessuno che trovasse la forza o il vantaggio apparente di una confessione. Ma forse erano tutte impressioni, come le ripeteva per convincersi il pigiama di suo marito. Sbadigliò, scrollò le spalle, tirò le tende, meccanicamente raccolse un libro per terra. Nel farlo si procurò un piccolo dolore, niente di che, e mentalmente, mentre si raggomitolava come per difendersi, imprecò prima contro suo figlio, poi contro la domestica straniera. Di sicuro la donna non l'aveva visto; pensò che erano tutti uguali, sempre rinchiusi nei loro silenzi, quegli sguardi umidi di chi o chiede o afferma una sicurezza che non ha. Erano un altro elemento di disordine, tutte quelle mani sporche protese, rabbrividì di nuovo vergognandosi forse un poco. Suo figlio, e una piega meno amara si fece largo fra il rossetto, suo figlio l'avrebbe sgridata per quelle frasi così, però non ci poteva farci niente, erano cose che sentiva. Ricordava ancora le liti furibonde per le ultime elezioni: per la prima volta da tempo immemore un membro della sua famiglia, il figlio maschio poi, aveva votato per l'altro partito, il partito di quelli lì, e rifece, quasi inconsciamente, il gesto di disprezzo della mano arcuata di suo padre. Il partito di quelli lì, quel suo nuovo presidente, quelle riforme ora agitavano ancora di più il mondo la fuori: altre preoccupazioni, e le sfuggi un nuovo sospiro.

Nell'altra stanza la domestica aveva seguito mentalmente i passi della signora, e l'ultimo sospiro ne confermò il sospetto: sarebbe stata un'altra serata pesante. A lei non pesavano tanti le batutte e i commenti del padre, gli scarmigliati discorsi del figlio; non li capiva, opponeva loro un sorriso gentile che chiudeva ogni porta ma la preoccupava di più la signora. In lei vedeva tutto il mondo nuovo in cui era stata catapultata: il primo ricordo era il furgone scassato col motore che tremava quasi più di lei quando era stata condotta lì. Poi poco altro; qualche giornale, parole intuite alla radio, una strana impressione quando si nominava il proprio paese, trattato con distacco e un pò di arroganza. D'altronde non si poteva lamentare: il suo fidanzato, del suo stesso paese ora era lontano a spaccarsi la schiena nei campi, era già tanto che riuscisse a scriverle, e mentre il ricordo dei suoi baci le distendeva i capelli ribelli, si avviò verso la cucina per la cena.

" Caro diario, oggi è stata una giornata particolare: l'avevo sognato per tutta la notte, o almeno così mi è sembrato al risveglio: ero strana, confusa, durante le prime ore di lezione non ho mai smesso di pensare a lui, attendevo l'intervallo. Ebbene lì una delusione; l'ho visto, serio con la sua giacca, ci siamo fermati ma non siamo riusciti a far partire un discorso: un attimo primo di scivolare sulle solite banalità, il tempo, la famiglia, che temo non avrei sopportato, mi ha chiesto, mi è sembrato persino con un tono di voce diverso, di vederci il pomeriggio dopo la scuola. Ho detto di sì, tutto mi è sembrato di nuovo bellissimo, gli ho stretto la mano, me ne sono andata, felice!. La prima ora ero al settimo cielo poi ho temuto di nuovo la pausa pranzo; un altro imbarazzo? per fortuna lui non c'era, forse giocava in palestra; poi le ultime lezione, l'attesa che cresceva, e l'ho visto sotto il portico ad attendermi. Abbiamo fatto due passi, e lo so lo so....non importano le parole, caro diario, conta solo che oggi 28 novembre 1933, io Elisabeth Johnson ho baciato un uomo!!e proprio a Richmond, dove pensavo non potesse mai succedere..! e che uomo: il ragazzo delle grande casa lì in fondo....e pensavo che temevo che potesse correre dietro a quella orribile domestica italiana che hanno appena assunto...:ma comunque: mi ha baciata, mi ha guardata serio, era anche un pò buffo, poi senza dire niente mi ha riaccompagnato a casa...sono così felice!!!"